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Immagine del redattoreClinica Veterinaria Cavaria

GUIDA RAPIDA ALLA FILARIOSI CARDIOPOLMONARE NEL GATTO


Tutti, o quasi, i proprietari di cani conoscono la filariosi cardiopolmonare, ma quanti proprietari di gatti l'hanno mai sentita nominare?


Pochissimi se non nessuno!!


Prima di iniziare la lettura di questo blog vi rimandiamo al precedente "GUIDA RAPIDA ALLA FILARIOSI CARDIOPOLMONARE NEL CANE" per scoprire più nel dettaglio il ciclo vitale e la modalità di trasmissione di questo parassita.


In questo blog verranno evidenziate solo le peculiarità tipiche della specie felina.


Il gatto è sicuramente un ospite meno gradito a Dirofilaria immitis rispetto al cane e nel gatto difficilmente tali parassiti si sviluppano fino all'età adulta.


Ma vediamo insieme le differenze peculiari tra cane e gatto:

  • nelle aree endemiche del Nord Italia la prevalenza nel cane è del 29%, nel gatto del 4,7% (Venco et al, 2011).

  • nel cane la maggior parte delle larve (75%) diventa adulta e può vivere per 5-7 anni

  • nel gatto, quando presenti, le forme adulte (molte muoiono prima) sopravvivono 2-4 anni e in numero limitato (1-3 soggetti).

  • nel gatto la maggior parte delle forme giovanili muore nel breve dopo essere arrivata nelle arterie polmonari innescando una risposta infiammatoria molto violenta (altissima mortalità delle L5 quando raggiungono i polmoni 3-4 mesi dopo l'infezione)

  • il 25% dei gatti è naturalmente resistente a D. immitis

  • Nel cane le microfilarie sono riscontrabili 7-9 mesi dopo l'infezione, mentre pochissimi gatti dopo lo stesso periodo mostrano microfilarie circolanti

  • La microfilaremia avviene nel 20% dei gatti in cui si rinvengono un maschio e una femmina maturi (e già questa è una evenienza rara) ed è transitoria.

  • nel gatto, molto più frequentemente che nel cane, ci sono migrazioni aberranti con localizzazione a livello di cervello, midollo spinale, occhi, fegato (con sintomi riferibili alla localizzazione) e sono riportate inoltre glomerulonefritei e proteinuria secondaria alla formazione di complessi antigeni anticorpo diretti contro D. immitis


Quindi il gatto si infetta di meno e spesso i vermi che diventano adulti sono pochi … ma i sintomi quali sono?


Per capire i sintomi facciamo un passo indietro e vediamo come si comporta il gatto (o meglio il suo sistema immunitario) nei confronti del parassita.


Nei casi in cui il gatto sia sintomatico (e non sempre lo è) l'infestazione mostra due fasi:

1a fase - arrivo dei vermi immaturi nei vasi arteriosi polmonari (arterie e arteriole).


I segni precoci sono causati da una reazione infiammatoria acuta di vasi e parenchima all'arrivo dei vermi e alla conseguente morte di molti di questi. Spesso tale fase passa inosservata o viene “scambiata” per asma o brochite allergica ma è parte di una sindrome nota come Heartworm-Associated Respiratory Disease (HARD).


I segni clinici si riducono o spariscono quando le larve maturano alla forma adulta ma le lesioni istopatologiche permangono.


Una volta che l'infestazione polmonare si è instaurata i parassiti adulti sembrano essere in grado di sopprimere la risposta immunitaria del gatto con effetto antinfiammatorio minimizzando i segni clinici.


Per questo motivo molti gatti infetti non presentano alcun sintomo fino a che le forme mature non iniziano a morire dando inizio alla seconda fase clinica


2a fase - morte delle forme adulte con infiammazione polmonare e tromboembolismo che spesso portano ad un gravissimo danno polmonare acuto (anche in caso di morte di un singolo verme adulto).


Con la morte delle forme adulte il sistema immunitario riprende a rispondere in modo violento alla presenza del parassita e appare una forma clinica estremamente grave che può causare morte improvvisa nel 20% dei casi. Nei soggetti che sopravvivono permangono disfunzioni respiratorie e patologie respiratorie croniche anche in assenza di parassiti.


La rarità dell'infezione, i sintomi non sempre eclatanti, la mancanza molto frequente di microfilarie in circolo rende estremamente complessa la diagnosi motivo per cui tale patologia è sotto diagnosticata.


SINTOMI CLINICI


E' bene ribadire che in corso di infezioni da D. Immitis i sintomi clinici sono molto eterogenei (stante anche la fase dell'infestazione) e vanno da scarsi a severi con tosse cronica, respirazione difficoltosa, vomito e talvolta morte improvvisa senza alcun altro apparente sintomo.


Nel gatto i sintomi sono spesso sovrapponibili a quelli dell'asma e sono necessari ulteriori accertamenti e approfondimenti diagnostici dato che l'approccio terapeutico e la prognosi sono differenti.


COME SI DIAGNOSTICA


A complicare ulteriormente la questione c'è la mancanza ancora oggi di un singolo test ad alta sensibilità nei confronti della filariosi cardiopolmonare felina che permetta di diagnosticare con certezza la malattia con il soggetto in vita.


Radiogrammi toracici e test anticorpali su siero (ricerca di anticorpi prodotti dal gatto nei confronti di D. Immitis) servono per far emettere il sospetto, ecocardiografia e ricerca di antigeni su siero (antigeni di femmina di D. immitis circolanti) confermano l'infezione (in questa sede non ci dilungheremo sui limiti di tutti questi esami).


TERAPIA


Anche la terapia è altrettanto complessa, la terapia adulticida è associata ad un alto tasso di complicazioni (anche la morte) ma questa volta in aiuto ci viene la capacità del gatto di debellare in autonomia il parassita.


I soggetti in cui sospettiamo o abbiamo diagnosticato con certezza la filariosi cardiopolmonare richiedono un attento monitoraggio nell'attesa della guarigione spontanea.


Il gatto va monitorato periodicamente (ogni 6-12 mesi), ripetendo test anticorpali e antigenici, radiogrammi ed ecocardiografia. L'uso di corticosteroidi a dosaggio immunosoppressivo a scalare è una terapia efficace per supportare i gatti infetti con evidenza radiografica di patologia polmonare.


Gatti con sintomi severi invece vanno stabilizzati con fluidi e corticosteroidi intravenosi, broncodilatatori, supplementazione di ossigeno.


Ad oggi nessuna forma di terapia adulticida sembra migliorare il tasso di sopravvivenza di questi gatti anzi spesso la peggiora.


Per questo motivo e visto che la patologia è spesso autolimitante, i gatti infetti andrebbero sostenuti con terapie di supporti consci del fatto che la morte improvvisa senza alcun sintomo premonitore è sempre possibile.

Detto tutto ciò il miglior approccio alla filariosi cardiopolmonare felina è l'uso di chemioprofilassi (PREVENZIONE) che con somministrazioni regolari di principi attivi quali eprinomectina, milbemicina, moxidectina etc etc è in grado di uccidere le forme larvali agli stadi L3 e L4.


Ad oggi sono disponibili prodotti da somministrare per via orale o spot on, a cadenza mensile o trimestrale, sicuri ed efficaci nel prevenire la patologia e sono la migliore opzioni in aree in cui la filariosi cardiopolmonare è considerata endemica (e noi siamo in una area endemica!!).


Anche i gatti che vivono esclusivamente in casa sono da considerarsi a rischio proprio per via del vettore (la zanzara) che facilmente entra nelle nostre case.


La prevenzione andrebbe iniziato a 8 settimane di età e protratta per tutta la vita del gatto durante il periodo a rischio.


Ricapitolando, vista

  • la difficoltà nel diagnosticare la patologia

  • l'estrema variabilità e gravità dei sintomi

  • l'assenza di reali terapie adulticide

  • l'endemia di tale patologia nel cane (ospite preferito da D. immitis)

la profilassi anche nel gatto resta la migliore scelta.


Inoltre moltissimi prodotti attualmente in commercio permettono di effettuare contemporaneamente una corretta profilassi anche per pulci, zecche, acari e parassiti intestinali.


Non farti spaventare e non farti cogliere impreparato, proteggi il tuo gatto e chiedi al tuo Medico Veterinario il modo migliore per farlo!!!


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