Si tratta di una malattia zoonosica (trasmissibile quindi da animale a uomo) che colpisce numerose specie di mammiferi, e che nel cane risulta molto grave (mentre è rara nel gatto).
La leptospirosi è causata da una infezione sostenuta da un batterio del genere Leptospira.

DOVE VIVE?
Questo patogeno può sopravvivere per mesi in acqua e in terreni umidi e l'infezione avviene quando le urine di animali infetti, o altri materiali contaminati, vengono a contatto con ferite cutanee o mucose di un animale sano.
Esistono degli animali “reservoir”, ovvero che ospitano le Leptospire nell’organismo e che le rilasciano con le urine in ambiente, ma che non sembrano ammalati: topi e ricci in particolare, ma a volte anche cani e gatti.
Proprio per questo il controllo della leptospirosi è estremamente importante per la salute sia dei cani che di noi umani.
E UNA VOLTA CONTRATTA COSA SUCCEDE?
Una volta entrate nell’organismo, le leptospire causano un’infezione sistemica nel sangue (leptospiremia), che continua finché il sistema immunitario non le elimina; possono, però, resistere in alcuni organi come i reni.
La leptospirosi è una malattia multisistemica che colpisce, in particolare, i reni e il fegato, ma anche polmoni, milza, cellule endoteliali, uvea/retina, muscoli scheletrici e cardiaci, meningi, pancreas e genitali.
L'infezione da leptospire patogene può portare a una vasta gamma di manifestazioni cliniche, da subcliniche a gravi e potenzialmente essere letale.
Il decorso dipende dall'età, dalla risposta immunitaria dell'ospite, dalla virulenza e dall'entità dell'infezione. Il periodo di incubazione fino allo sviluppo di segni clinici, come febbre, letargia e inappetenza, è di circa sette giorni negli studi sperimentali, ma può variare a seconda dell'immunocompetenza dell'ospite.
I segni clinici correlati al coinvolgimento renale includono aumento della sete e dell'urinazione che possono svilupparsi con o senza evidenti alterazioni ematobiochimiche; in circa un terzo
dei casi invece il quadro di insufficienza renale è contraddistinta dalla scarsa o assente produzione urinaria.
Il coinvolgimento epatico può variare da un lieve aumento degli enzimi epatici, con o senza ittero, a grave insufficienza epatica con segni di encefalopatia epatica.
La febbre può manifestarsi precocemente nel corso della malattia e può essere
accompagnata da dolore (causato da infiammazione a più organi), riluttanza a muoversi, debolezza e andatura rigida.
Negli ultimi anni è sempre più frequente la LPHS (Sindrome emorragica polmonare da leptospirosi) come presentazione clinica: i cani con LPHS sviluppano emorragia intra-alveolare multifocale che può progredire rapidamente a insufficienza respiratoria con tassi di mortalità fino al 70%.
COME SI DIAGNOSTICA?
Il sospetto diagnostico si basa sulla valutazione dei segni clinici e/o alterazioni clinico-patologiche compatibili con la malattia, in associazione con valutazioni di natura anamnestico ambientale. La conferma dell’infezione da Leptospira spp. si basa su evidenziazione diretta o indiretta del patogeno ricorrendo ad esami specifici; per una certezza spesso è necessario ricorrere a più test eseguiti in tempi differenti.
COME SI PREVIENE?
A oggi l'unica prevenzione possibile sono i vaccini: negli ultimi anni sono state incluse sempre più varianti sulla base di quelle maggiormente presenti e più patogene in modo da dare una protezione il più possibile mirata.
Lo scopo della vaccinazione è di ridurre l'infezione e l'escrezione renale, in quanto non è possibile proteggere completamente il cane dall'infezione. I cani vaccinati che contraggono la leptospirosi manifestano sintomi meno gravi e l'escrezione renale è ridotta o evitata del tutto.
Si consiglia di effettuare correttamente la vaccinazione ogni anno perché, in caso di infezione, una copertura vaccinale, seppure parziale, darà comunque al cane maggiori probabilità di sopravvivenza e guarigione.
Il trattamento della leptospirosi canina è un’appropriata terapia antimicrobica e cure di supporto per i diversi organi coinvolti, dopo una approfondita valutazione clinica e clinico-patologica.
Nei casi più gravi si deve ricorrere a emodialisi nei pazienti con grande danno renale o a ventilazione meccanica in corso di LPHS.
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